
È trascorso qualche anno da quando ho terminato la stesura di questo racconto. Ho atteso il momento giusto per estrarlo dal cassetto in cui era ben conservato, al riparo da occhi indiscreti. Qualcosa è accaduto dentro di me e mi ha spinta a renderlo pubblico, permettendo ad altri di leggerlo.
Il tempo, questo sconosciuto, è relativo e talvolta è un limite. È veloce, oppure lento, ma proprio quando è utile che sia lento è come le stelle cadenti, devi girarti in fretta per vederle e forse è troppo tardi! Ma, per Guglielmina, la protagonista del racconto ambientato nel cuneese, non è troppo tardi.
Il ricordo dell’infanzia e dell’adolescenza trascorse nella casa rurale della nonna paterna nei fine settimana o durante le vacanze estive, insieme ai genitori e ai parenti che vi si riunivano, affiora scoprendo il sottile e dolce velo della rimembranza. Guarderà con gli occhi di una donna, moglie e madre, attraverso lo schiudersi di porte del tempo, i flashback del suo passato e analizzerà il presente che sprigionerà una lieve e intensa fragranza che le ricorda la nonna, persa all’età di quattro anni che è rimasta indelebile dentro di sé con tutto il suo mondo fatto di piccole cose e grandi sacrifici.
Accadrà qualcosa nella sua vita che trasformerà l’odore di candele e fumo, in profumo e segnerà l’evoluzione di un particolare evento negativo in positivo, permettendole di guardare al futuro con occhi diversi.
Una casa in pietra con il tetto di lose, un balcone in legno con un angolo di gerani, tende verdi alle porte che riparano dal sole, un cortile di terra e un pergolato d’uva, boschi alle spalle e prati in discesa proiettati sulla pianura. Il cinguettio degli uccelli, il rincorrersi di farfalle, il muggire di vacche, il coccodè di galline e l’abbaiare di Boby…
L’incanto della natura, i rumori della campagna e il ricordo di una vita intera.
Un estratto
Quanto vale il passato che racchiude la storia delle proprie origini? Senza di esso saremmo senza radici e voleremmo privi di meta, sbandando al primo soffio di vento contrario.
Io le mie radici le conosco e vivo ancorata a esse anche ora che tu non ci sei più, papà. Imparo continuamente ogni giorno. A volte temo di essermi dimenticata di chiederti qualcosa, di non sapere abbastanza di te, di noi. È una sensazione che ho da che te ne sei andato.
La tua esperienza di vita mi attraversa. È come se una pennellata sfumata mediante nonna raggiungesse te, trasferendosi a me e ai miei figli, i tuoi nipoti. Siamo, insieme, una fusione di colori che hanno un punto di partenza in comune e non si perdono mai perché conservano il loro codice all’infinito.
Capisco finalmente che non ci sono un inizio e una fine ma esiste un “durante” e, nel durante, noi viviamo una porzione del tutto.
La curiosità di scoprire com’è cambiata negli anni la nostra vecchia casa ci ha spinti fin qui ai piedi della ripida salita con la curva a gomito. Lasciamo l’auto in una rientranza della strada di terra e ghiaia e continuiamo a piedi. Ai lati della salita che conduce alle nostre origini, ci sono delle piramidi Zen di pietre piatte, e a destra, quasi nascosta dalla vegetazione, si trova la cassetta della posta.
Che cosa speriamo di ritrovare? Che cosa ci aspettiamo di vedere? È un momento storico calpestare questo cortile insieme a una parte della nostra famiglia, ai nostri figli e a zia Marta, l’unica superstite della vecchia guardia.
Ce ne andiamo, non senza prima immortalare il tempo trascorso qui con una serie di scatti che custodirò gelosamente.
Com’è oggi la casa in collina? Che cosa scoprirà Guglielmina?
Profumo di nonna è un racconto semplice e ricco di emozioni e stati d’animo, in un avvicendarsi di passaggi tra passato, presente e futuro, che si sviluppa privilegiando il filo conduttore del ricordo e delle sensazioni, piuttosto che la sequenza temporale dei fatti.